L'insulto è solo la parte buona della mia rabbia, quella che ancora non tracima in violenza e che manifesta chiaramente che ancora ho spazio sulle spalle. Nonostante mi prendiate quotidianamente in giro con mille promesse riesco ancora a soddisfarmi con un insulto, perché questo vi preoccupa?
Pensandoci bene non lo faccio neppure per voi.
Non è il mio insulto che cambierà la vostra corruzione figlia della vostra ignoranza, le vostre prevaricazioni o la vostra attitudine all'ingordigia e all'appropriazione indebita di qualcosa che è anche mio, il mio urlo serve a preservarmi da cattivi pensieri come una sorta di egoismo salvifico.
Insulto quindi convinto di ciò che faccio, percependo il piacere di ogni attimo del mio insulto, godendo del vibrare della mia voce mentre fluisce, liberandomi.
In questi attimi non esistete nemmeno, come vorrei che fosse realmente. Un piccolo attimo d'intimità in cui il mio sogno si realizza oltre a lasciarmi la tranquillità che oltre non andrò.
Perché quindi mi definite "violento" o "fascista" quando vi spiego il mio pacifismo o meglio, ve lo dono con un insulto?
Non voglio giustificarmi con l'elenco delle vostre nefandezze perché rischierei di dimenticare le più importanti...ne avete fatte talmente tante, così come non accetto i vostri distinguo o peggio le vostre accuse di qualunquismo: siete tutti la stessa malvivenza, gli stessi mentecatti.